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La divulgazione scientifica e la sua evoluzione moderna

di Giuseppe Antonio Terlizzi

Nullis in verba letteralmente significa“non crederci sulla parola”! Questo è il motto della Royal society, l’accademia scientifica nazionale del Regno Unito nata dalla lungimiranza di un manipolo di filosofi e scienziati nel 1600. In quegli anni si gettarono le basi per articolare il concetto di comunicazione scientifica il cui motto metteva in dubbio, paradossalmente, la parola dei letterati e invitava i fruitori delle notizie a validarla prima. Il 28 novembre 1966 la scienza venne presa per mano da personalità di spicco della filosofia, come Robert Boyle e John Wilkins, e venne fatta scendere dal piedistallo, tra la gente comune. Il seme della comunicazione era stato piantato: ben presto si svilupparono germogli in tutta Europa con la nascita di riviste condotte con un rivoluzionario spirito divulgativo. Si tratta dei primi tentativi di creare il fil rouge tra scienziati e non-scienziati indirizzando le pubblicazioni a un lettore di media cultura. Il temperamento umano, però, non è sempre incline alla duttilità: la rigida formazione tipica delle ‘scienze dure’non esaltava il lato comunicativo degli scienziati che, spesso, parlavano solo il linguaggio della matematica o della fisica. E ben presto si iniziò a diffondere l’idea che l’uomo comune non fosse in grado di comprendere a pieno il valore di studi e ricerche scientifiche. Per questo motivo nel XX secolo nacque l’esigenza di una figura che mediasse l’informazione veicolandola dai laboratori alle strade con chiarezza, sintesi e precisione: il giornalista scientifico. La divulgazione divenne un vero e proprio oggetto di studio di cui tutti volevano trovare l’equazione perfetta.

Nel tempo la carta ha mutato la sua forma traslando le parole dall’inchiostro ai pixel e dando la possibilità di espressione a tutti, esaltando di fatto il concetto di comunicazione. Rispetto al passato sono state completamente rimescolate le carte: mentre prima i canali di comunicazione erano pochi e monopolizzati solo dagli intellettuali, oggi i canali sono infiniti e infiniti sono coloro che scrivono. Questo crea una marea di informazioni diffuse da tutti e per tutti, in cui lo stesso evento o la stessa notizia può essere interpretata, commentata e condivisa nella performante cassa di risonanza del web senza un reale controllo. Questo crea impotenza da parte di un lettore di media cultura nel ricercare la ‘verità scientifica’ raggiungibile solo attraverso la validazione delle fonti bibliografiche.

Chi lo ha scritto? Come si è documentato? Dov’è stato pubblicato? Poche e semplici domande che ognuno di noi si deve porre quando fruisce di un contenuto scientifico. La cultura è un’azione attiva che non può essere subita ma va ricercata, approfondita e metabolizzata. Per cui... non credeteci sulla parola!

 *Medico Veterinario

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